Pinocchio Panico!

e altri giochi in soffitta

video, 14′ 58”, 2022

fotografie digitali

Regia e fotografia

Elisa La Boria, Luka Bagnoli

Performance

Riccardo Canciani

Soundtrack

Jacopo Barusso

Pinocchio Panico! e altri giochi in soffitta è un progetto video e fotografico, che indaga partiture di movimenti, oggetti e giochi ispirati a quella “fiaba diversa” (per dirla con Manganelli) che è Le avventure di Pinocchio di Collodi.

Nel corso dell’opera seguiamo i gesti (e non le gesta) di un Pinocchio dall’aspetto poco convenzionale, candido, “osseo”. Il trucco bianco richiama la danza giapponese butoh, dove il corpo “diviene un oggetto”. Il burattino di Collodi è proprio questo: un oggetto tra gli oggetti. Lavorando per condensazione, i significati di più episodi si mescolano tra loro; forme e colori ricorrenti guidano lo spettatore.

Alla fine del romanzo di Collodi veniamo a sapere che coesistono due versioni differenti del protagonista: il “ragazzo Pinocchio” si sarebbe infatti separato dal corpo del “burattino Pinocchio”, lasciando quest’ultimo senza vita, ma per sempre infante a differenza della sua controparte di carne. L’intero progetto, sia nella sua componetnte video che in quella fotografica, immagina proprio la vita del burattino che, abbandonato e rinchiuso in soffitta come un mobile vecchio, rievoca alcune delle sue passate avventure in quella tendenza alla ripetizione tipica dei bambini in contesti ludici.

Pinocchio Panico! e altri giochi in soffitta is a video performance, a recognition in the depth of children literature, a visual critique of one of the world most famous tales.

In the video, we follow the gestures of an unconventional version of Pinocchio. His skin is white as bones and he is wearing swimming trunks representing both death and birth, the tomb and the womb. We see him dealing with the scenography, an alarm clock, a candle, a lay-figure and so on; he plays and while playing he modifies the perception of those objects, as if they were something else. Various episodes of the tale merge, while excerpts of the original text act as memory fragments during the narration.

As we discover in the last few lines of Carlo Collodi’s novel, when Pinocchio becomes a boy made of flesh he separates himself from his former wooden body, which nevertheless continues to exist in Geppetto’s house.

The entire project, both in its video and photographic component, imagines the life of the puppet who, abandoned and locked up in the garret like an old piece of furniture, recalls some of his past adventures in that tendency to repetition typical of children in playful contexts.