telememoria

video, 2022

Regia e montaggio

Elisa La Boria, Luka Bagnoli

Installazione tessile e voce

Silvia Francis Berry

Audio

Jacopo Barusso

Telememoria è un’opera video che riflette sul tema del ricordo attraverso la proiezione di vecchi home movies in 8mm sopra dei supporti tessili realizzati all’uncinetto. La scena è occupata contemporaneamente da due tele che, come protagoniste di una loro performance autonoma, si scuciono e si compongono, mentre vengono “dipinte” dalle immagini in movimento.

I materiali analogici, provenienti da un fondo dell’archivio RI-PRESE, sono stati accompagnati ad una traccia audio fatta di suoni ambientali e musica elettronica, ricamata su di essi in modo da evocarne il contenuto archetipico e universale, prescindendo quindi dalla documentazione familiare che sottendeva ai filmati in origine.
Tra gli elementi sonori è possibile distinguere una voce femminile che conta da uno a sessantadue: i numeri evocano il tempo; sessantadue è il numero di catenelle che compongono la larghezza di ciascuna tela.

Il titolo, oltre a costituire un gioco di parole (le “tele della memoria”) e a sottolineare un richiamo del formato quattro-terzi ai primi modelli di televisori, rimanda etimologicamente ad una “memoria a distanza”, resa possibile dalla fotografia prima e dalla videografia poi; una memoria esterna al nostro corpo, ma altrettanto soggetta a trasformazioni e infrangimenti. 

La memoria viene qui trattata in quanto oggetto: essa necessita infatti di essere impressa su di un corpo, sia esso materia nervosa, pellicola fotosensibile o tessuto. L’opera rappresenta quindi metaforicamente il processo di rammentare, rammendare, oscillando tra la formazione di nuovi ricordi, la ripetizione e l’oblio.

Telememoria is a video that reflects on the topic of remembrance trough the projection of old home movies in 8 mm over crocheted textile supports. The scene is simultaneously occupied by two supports, as if each one is doing an autonomous performance, one unwraps while the other one wraps up, both “painted” by the moving images.

The analogical materials, from one of many funds in RI-PRESE’s archive, are combined with an audio track composed by ambient sounds and electronic music, created to pair with the moving images to evocate the archetypal and universal content, apart from the original intent of familiar documentation.

Amongst the sound elements is possible to distinguish a female voice, counting to sixty-two: the numbers suggest the passing of time; sixty-two is also the number of chains composing each row in the textile supports.

The title, other than being a play of words (in Italian: the “canvases of memory”), recalls the tele-vision and refers to a “memory in distance”, possible first trough photography and then trough video; a memory external to our bodies, but still subjected to transformations. Thought is treated like an object; it needs to be impressed on a body, that being the brain, photosensitive film or fabric. The artwork metaphorically represents the process of remembering, oscillate between creating new memories, repetition and oblivion.