Firmamento

installazione:

Carta del Firmamento, stampa su carta da manifesto, 152 x 148 cm

Archivio del Firmamento, stampa su carta A4

Artist

Elisa La Boria, Luka Bagnoli

Pubblicazione critica

a cura di Sara Chiesa, Emma de Zardo, Adelaide Gnecchi Ruscone, Arianna Tonon

Giocando alle parole crociate, i cruciverba, si subisce sempre il fascino, o il conforto, di un ordine prestabilito. Basta avere una certa dimestichezza con gli enigmi delle definizioni perché il gioco imbocchi, senza troppi inciampi, la via della sua graduale risoluzione. Tale distribuzione di lettere pare come una conditio sine qua non per l’esistenza della griglia nella sua interezza, che privata della sua autonomia si riduce alla mera funzione. Tuttavia, una volta eliminata la clausola della definizione esatta (per chi?), della corretta formula linguistica (in quale lingua?), le combinazioni possibili diventano innumerevoli e lo diventano in maniera esponenziale: la combinatoria delle lettere fa sì che esistano svariate soluzioni e che molte di esse siano (per qualcuno e in qualche lingua) corrette, come in una Biblioteca di Babele. 

Da questa premessa nasce l’opera Firmamento, un cruciverba senza definizioni il cui schema grafico è ispirato alla costellazione di Orione, il cacciatore; un dispositivo nel quale ognuno possa lasciare traccia di sé, un segno. Firmamento è un archivio delle possibilità, un atlante di mondi personali, un progetto che si fonda sulla collaborazione con il pubblico. Per la sua prima edizione il “gioco senza definizioni” è stato proposto ad un gruppo ristretto di persone, invitate a riempire gli spazi bianchi del cruciverba a loro piacimento e a firmarlo con le loro iniziali; in seguito a ciò sono stati raccolti e archiviati i primi novantatré esemplari, compilati in vario modo.  

Questi sono poi confluiti nella Carta del Firmamento, ovvero una mappa che, ispirandosi a lavori come Non parto non resto di Alighiero Boetti, mostra i cruciverba dispiegati nello spazio, su un piano blu e quadrettato, agli incroci di tre coordinate: le iniziali del nome, le iniziali del cognome, una sequenza numerica. 

Il risultato è un cielo stellato, un “universo” che si contiene e si ripete infinite volte, sempre uguale a se stesso, sempre diverso nei limiti dell’interpretazione. Infatti, è di interpretazione, più che di risoluzione, che si può parlare di fronte al lavoro di ciascuno dei partecipanti al progetto. L’opera d’arte è questo: molteplici interpretazioni nel mistero di un’immagine.  

La pubblicazione di carattere critico che completa Firmamento sviscera questo concetto attraverso i testi, punti di vista sul lavoro ancora in corso, e, soprattutto, attraverso un atlante visivo, che propone un ulteriore gioco: la traduzione in frame cinematografici delle parole che compongono, nei vari versi di lettura, uno dei cruciverba presenti nell’archivio. 

Playing crossword puzzles always suffers the charm, or comfort, of a pre-established order. It is enough to have a certain familiarity with the clues for the game to enter the way to its gradual resolution. This distribution of letters looks like a conditio sine qua non for the existence of the grid itself, which deprived of its autonomy is reduced to mere function. However, once the exact definition clause (for who?) and the correct linguistic formula (in which language?) have been removed, the possible combinations increase exponentially and become innumerable. The combinatorics of letters means that various solutions exist and that many of them are (for someone and in some language) correct, as in a Library of Babel.

From this premise comes the work Firmamento, a crossword without clues whose graphic scheme is inspired by the Orion constellation, the Hunter; a device in which everyone can leave trace of himself, a sign, a signature. Firmamento is an archive of possibilities, an atlas of personal worlds, a project that is based on the collaboration with the public. For its first edition the “crossword without clues” was proposed to a small group of people, invited to fill in the white spaces of the grid to their liking and to sign it with their initials. As a result, the first ninety-three copies, completed in various ways, were collected and archived.

These were then disposedinto the Chart of the Firmament, a map inspired by works such as Alighiero Boetti’s Non parto non resto. In the map, every crossword is deployed in space, on a blue and checkered plane, at the intersections of its coordinates: the initials of the name, the initials of the surname, a numerical sequence.

The result is a starry sky, a “universethat is contained and repeated infinite times, always equal to himself, always different within the limits of interpretation. In fact, it is better to consider the work of each participant as an interpretation, rather than a resolution. This is what art is: multiple interpretations in the mystery of an image.  

The critical publication that completes Firmamento dissects this concept through some texts, seen as points of view on the work still in progress, and, above all, through a visual atlas. The latter proposes a further game: the translation into cinematographic frames of the words that compose one of the crossword puzzles in the archive.