Madre industriosa

installazione tessile, cianotipie, disegni

Artist

Elisa La Boria, Luka Bagnoli

Silvia Francis Berry

“Madre industriosa” è un’opera site specific creata durante la residenza presso SAC (Spazio Arte Contemporanea), ex-fabbrica tessile di proprietà della famiglia Candiani, divenuta ora spazio culturale per mostre e residenze. Realizzato con tessuti di scarto della produzione Candiani Denim, il lavoro riflette sul rapporto che intercorre tra la fabbrica di denim e gli abitanti di Robecchetto con Induno, paese dove sia il SAC che il principale stabilimento Candiani hanno la loro sede.

Fonte di sostentamento per molte famiglie, ma anche presenza ingombrante sul territorio, la macchina (ri)produttiva assume le fattezze di una grande gonna, sotto la quale lo spettatore può trovare disegni e cianotipie su tessuto, disposti come un ciclo pittorico e raffiguranti alcuni dettagli del complesso industriale visto dal suo interno

Tubi, stoccaggi, ventole, soluzioni chimiche, carrelli e ingranaggi; la fabbrica si presenta come un essere vivente insonne, dal corpo espanso, scomposto, razionale, ma non autonomo. Così come coloro che hanno accesso diretto alla macchina sono indispensabili ad essa, chi entra sotto la grande gonna diviene in prospettiva le gambe di questa madre metaforica, un’ape regina altrimenti zoppa. 

“Madre industriosa” is a site-specific work created during the residency at SAC (Spazio Arte Contemporanea). The work is made with waste fabrics from Candiani Denim production. It reflects on the relationship between the denim factory and the inhabitants of Robecchetto con Induno, the town where both the SAC and the main Candiani factory have their headquarters.  

The factory is certainly a source of livelihood for many families, but also a cumbersome presence on the territory. In “Madre Industriosa” the (re)productive machine takes on the features of a large skirt, under which the viewer can find drawings and cyanotypes on fabric, arranged like a pictorial cycle and depicting some details of the industrial complex seen from the inside.  

Pipes, storages, fans, chemical solutions, trolleys and gears. The factory presents itself as a sleepless living being, with an expanded, decomposed, rational, but not autonomous body. Just as those who have direct access to the machine are indispensable to it, those who enter under the large skirt become in perspective the legs of this metaphorical mother, an otherwise lame queen bee.